22 apr 2010

LA DISTRUZIONE DEI CASTAGNI NORD-AMERICANI

I Padri Pellegrini che sbarcarono nel Nord America scoprirono che il Nuovo Mondo era essenzialmente uno gigantesco bosco di castagne.
Le castagne Americane erano infatti l'albero più comune nelle foreste dell'Est, dal Maine alla Georgia fino ad ovest del fiume Mississippi.
Il loro frutto permise la sopravvivenza dei coloni in quei primi durissimi inverni: da qui il perpetrarsi della tradizione del tacchino ripieno di castagne nella festa del Ringraziamento (Thanksgiving day).

Purtroppo però questi alberi maestosi furono distrutti, pur involontariamente, dall'operato dell'Uomo.

Il Cancro corticale (Endothia parasitica) fu segnalato per la prima volta negli Stati Uniti a New York City nel 1904.
La malattia arrivò attraverso i battelli provenienti dall'Europa, ove è endemica.
Si diffuse rapidamente fino ad arrivare ad uccidere tutte le piantagioni di Castagne americane della varietà Castanea Dentata (Miller) presenti nell'est degli Usa.
Si osservò che dalle base dei ceppi degli alberi morti ripartivano dei getti, che talvolta arrivavano a fruttificare: purtroppo però questi nuovi alberi non sopravvivevano oltre i 5-6 metri di altezza.

castagneti colpiti: US Forest Service

Nel sud-est, la varietà locale che prende il nome di Chinkapin, pur quantitativamente non molto importante, subì la stessa sorte.

Non ci furono invece segnalazioni ad ovest del Mississippi, nella zona delle Ozark Mountains, ove è presente un eco-tipo locale, la Castanea ozarkensis: da studi successivi, si ritiene comunque che anche in quella zona ci furono piante colpite.

Lo Stato della Pennsylvania, con la co-operazione del "United States Department of Agriculture" cercò, dal 1912 al 1914 di sviluppare un piano per arrestare l'infezione. Purtroppo il programma si basava su informazioni assolutamente insufficenti, dal momento che oggi sappiamo che il cancro era si era pesantemente sviluppato in molti altri Stati in modo tale che era oramai estremamente difficile da mettere sotto controllo.

Sostanzialmente l'intervento del Ministero dell'Agricoltura ebbe come effetto il rallentamento della diffusione del male, in modo da consentire agli agricoltori di poter vendere il legname tagliato da milioni di acri di castagneti non ancora colpiti.
Gli alberi già infetti dovevano infatti essere bruciati.

Sulla Pacific Coast la prima infezione fu trovata sia su castagne europei, sia su castagneti giapponesi, ad Agassis nella British Columbia (Canada).
Gli alberi furono subito abbattuti, ma il cancro riapparve su altri alberi, particolarmente delle varietà europee; anche questi furono a loro volta tagliati.
Uno secondo focolaio fu trovato in Oregon, originato da una spedizione di marze da innesto dall'Est degli Usa.
Furono fatti estesi tagli nel 1929 e nuovamente nel 1934, ed in effetti non furono trovate altre piante ammalate nella zona.
Una terza infezione apparve a Seattle, nello Stato di Washington, anche questa presumibilmente originata da castagni importati.
Anche in questo caso si procedette ad un abbattimento immediato.

E' il 1934 quando l'infezione viene trovata in diversi castagneti irrigui in California.
La risposta delle autorità statali fu rapida; gli alberi bruciati e TUTTI i castagni conosciuti furono ispezionati da patologisti Fedrali o dello Stato.
Fu inoltre promulgato un embargo sull'importazione di piante e/o marze di castagno dal resto degli Usa.
Il successo nella lotta alla limitazione dell'espansione del cancro corticale fu inoltre aiutato dal fatto che nell'Ovest i castagneti erano piuttosto sparsi e decisamente più radi che nell'Est, fattore che ne favorì la distruzione nel New England.

L'infezione colpì, pur in maniera sporadica, anche alcune varietà di querce (Quercus montana).
In ogni caso l'infezione si limitò a colpire rami e corteccia, ma causando danni piuttosto lievi: più virulenta nella varietà Quercus stellata.

Il risultato fu la perdita del patrimonio castanicolo americano.
Oggi diversi organismi pubblici, associazioni ed aziende private stanno lavorando per selezionare e piantare nuove varietà che diano slancio alle produzioni locali.