I castanicoltori possono tornare finalmente ad accendere i metati per l’essiccazione dei frutti dell’italico albero del pane simbolo di una produzione che ha garantito la sopravvivenza a molte generazioni in passato e che continua ad offrire, ancora oggi, prodotti di eccellenza unici nel panorama mondiale come il castagnaccio, la marocca di Casola, la pattona di Comano così come molti piatti della tradizione, dalle caldarroste al castagnaccio che possono essere apprezzati durante l’autunno in sagre e feste di paese. “L’introduzione dell’antagonista naturale del cinipide galligeno, il torymus sinensi, sta dando già ottimi risultati. – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – I primi riscontri sono incoraggianti. E’ un’annata inaspettata che rimette in moto un’economia molto importante che produce un’integrazione al reddito decisiva per la stabilità delle aziende agricole. La castanicoltura ha permesso a molte generazioni di sopravvivere in passato e lo sta facendo ancora tutto oggi”.
Dalla Lunigiana alla Garfagnana passando per l’Amiata e il Mugello, regno del grande marrone Igp, e Caprese Michelangelo, nell’aretino, a fare paura quest’anno più che il cinipide di cui gli agricoltori conoscono praticamente tutto, il nuovo nemico-spauracchio si chiama Gnomo Gnosis ed è un fungo che rende il frutto nero di muffa ed immangiabile. Gli “attacchi” sono per ora – rassicura Coldiretti - limitati e circoscritti. La ridotta produzione locale aveva provocato lo scorso anno una massiccia importazione di prodotti dall’estero in particolare da Spagna, Portogallo, Turchia, Slovenia e Romania.
L’aumento del prodotto, in tutta la Toscana, contribuirà ad rallentare le importazioni anche se Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare le sagre in programma in queste settimane in tutta Toscana dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alleimprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.
Nonostante che la castanicoltura Toscana sia a maggioranza “part time”, la pochezza di produzione ha effetti sull’abbandono dei castagneti da parte dei castanicoltori, con conseguenze disastrose per il mantenimento del territorio, l’integrazione al reddito e alla continuità della sua presenza nei territori marginali e montani. Per queste motivazioni, ricorda Coldiretti, è necessario che le Istituzioni mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controllisull’origine delle castagne messe in vendita per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane.
La Coldiretti Regionale riafferma quindi l’eccellente qualità e indica un aumento della produzione rispetto all’anno scorso di almeno il 50%, che ha portato la produzione a ritrovare i fasti di alcuni anni fa ai 16.000 ettari di castagneti regionali.
«Occhio però a cosa comprate », è il consiglio della Coldiretti che sarà bene seguire.